Un allestimento di opere di artisti che si interrogano sul tema del collasso ecologico e culturale del nostro Pianeta, completate da oggetti di statuto diverso dall’arte contemporanea. Siamo molto contenti di aver contribuito al percorso espositivo con un'opera delle nostre collezioni: una Testa fittile di Giano proveniente dalla stipe votiva di Porta Nord di Vulci. I due volti, realizzati con un’unica matrice, sono congiunti prima della cottura e completati dai capelli, che ne coprono il raccordo, resi a corte ciocche, e da una barba, anch’essa articolata in ciocche bipartite. Plasmati a stecca, i visi sono fortemente espressivi, con tratti nettamente delineati, la fronte corrugata, il naso aquilino e gli occhi infossati.
Il dio dal doppio volto veniva considerato il dio dei passaggi per eccellenza e quindi protettore degli inizi e delle porte. In epoca etrusca il dio bifronte era denominato Culsans: la sua identificazione con lo Janus romano è stata accertata in base all’equazione Janus sta al latino janua (porta) come Culsans sta all’etrusco Culs (porta). E proprio in una stipe votiva presso una porta urbica è stata rinvenuta questa raffigurazione ed un secondo esemplare, molto distante stilisticamente, ma di analoga cronologia. Si tratta di opere di piena età romana, realizzate nel II sec. a.C., quando, a seguito della sconfitta da parte dell’esercito romano nel 280 a. C., quella che era stata una grande metropoli etrusca, Vulci, inizia il proprio declino, ma è ancora vivo il culto presso la sua porta settentrionale.