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Libri Stregati 2025

Poveri a noi

di Elvio Carrieri

Sala 23, Collezione Castellani, Modellini di maschere teatrali
ETRU image

Elvio Carreri - Poveri a noi - Ventanas

“Mi guardavo allo specchio alla stregua di una buffa maschera di teatro che in lunghissimi soliloqui con tanto di simbolo fallico in mano si interrogava sulla genesi della propria virilità”. (p.53)

A parlare è il protagonista Libero, che riflette sulle proprie capacità amorose. Libero quando era ragazzo aveva assistito, senza intervenire, a un pestaggio nei confronti di un altro compagno di scuola, di nome Plinio e, tormentato dai sensi di colpa, aveva stretto amicizia con lui. Il romanzo esplora questo rapporto reciproco di protezione, che si modifica quando Libero, dopo un’esperienza fallimentare come insegnante nella scuola pubblica, decide di cominciare a insegnare in carcere ai detenuti, cercando di appassionarli alla letteratura. Qui incontra Letizia, psicologa del carcere e si innamora di lei, in un rapporto influenzato anche tra le differenze tra Bari, dove vive Libero, e la Valle d’Itria, da dove proviene la ragazza. Ed è proprio una festa, organizzata da Letizia e alla quale Libero e Plinio sono invitati, che segna la fine tragica del romanzo, perché a causa della madre di Plinio, implicata in traffici poco onesti, il ragazzo viene nuovamente picchiato e Libero, che stavolta interviene in sua difesa, subisce la stessa sorte.

Modellino di maschera teatrale, III Sec. a.C., Collezione Castellani

Modellino di maschera teatrale, III Sec. a.C., Collezione Castellani

Libero si paragona a un personaggio che indossa una maschera del teatro classico e all’interno della collezione Castellani sono conservate alcune riproduzioni in miniatura di tali maschere datate al III secolo a..V. Queste riproduzioni replicano dagli originali anche la struttura che comprende tutto il volto e la parte superiore del capo. I diversi tipi presenti nel museo appartengono ai personaggi generici attestati nelle rappresentazioni del dramma satiresco e della commedia nuova, tra cui il giovane satriro, il sileno anziano calvo e barbuto, l'uomo barbato con copricapo femminile. Queste maschere miniaturistiche di norma provengono da contesti funerari e richiamano l'uso, molto diffuso a partire dal IV sec. a. C. di indossare maschere per assumere le fattezze dei personaggi dionisiaci durante le funzioni funebri, ed in generale ricordano la presenza di rappresentazioni teatrali all'interno di tali cerimonie.  
 

testo di Luca Mazzocco

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