Statuetta votiva in terracotta raffigurante Enea in fuga da Troia con il padre Anchise sulle spalle. Seconda metà del V o prima metà del IV sec. a.C. Veio, deposito votivo di Campetti.
Il mito di Enea che fugge da Troia in fiamme con la sposa Creusa, il figlioletto Ascanio e l’anziano padre Anchise sulle spalle, portando con sé il Palladio e i Penati, reso celebre dal racconto di Virgilio nell’Eneide, ha origini antiche. La fuga di Enea da Troia si trova già infatti nell'Iliade e in altri cicli epici greci.
La statuetta votiva con cui dialoga la citazione raffigura Enea come un guerriero armato con elmo, schinieri e scudo rotondo, che reca sulla spalla sinistra il padre, ricurvo, con la testa appoggiata al cimiero del figlio, mentre ne cinge il collo con le braccia.
Il reperto è stato rinvenuto negli anni ‘30 del secolo scorso nell’area sacra di Campetti (Veio), con oltre seimila terrecotte figurate, alcune delle quali dedicate alla dea Vei. Si tratta di un oggetto prodotto in serie, in terracotta plasmata a stampo mediante l’impiego di una matrice, che con l’uso prolungato nel tempo, come in questo caso, tende a logorarsi e perdere di definizione. La datazione del reperto è controversa: alla seconda metà del V sec. a.C., prima della presa e distruzione di Veio da parte di Roma, oppure, escludendo l’esistenza di un culto di Enea radicato localmente, alla prima metà del IV sec. a.C., dopo la conquista della città etrusca e il suo ingresso nell’orbita romana.
testo di Valeria de Scarpis di Vianino