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Libri Stregati 2025

L'anniversario

di Andrea Bajani

Sala 39, Veio, Statua fittile di fanciullo con bulla
ETRU image

Andrea Bajani, L’anniversario, Feltrinelli

“Sono trascorsi dieci anni da quel giorno di dicembre. Ne scrivo ora, a un mese da questo strano anniversario in cui, insieme allo sfascio di una famiglia intera - su cui non c’è molto da festeggiare -, celebro una liberazione. (…)

Quei giorni di dicembre di dieci anni fa li ricordo come una stella distante, la cui luce, adesso che ne prendo nota, fatalmente è ancora accesa. (…)

Furono giorni allucinati di attraversamento. Vagavo per casa la notte, mordendo il cuscino per non urlare e placare così l’inferno che sentivo dentro”. (pp. 121-122).

Il percorso narrato ne L’anniversario di Andrea Bajani ruota attorno al passaggio all’età adulta, compiuto attraverso la rottura con la famiglia d’origine. Una frattura dolorosa, ma necessaria, che si configura come un autentico rito di passaggio. Lo stesso significato è evocato dalle statue in terracotta di giovani esposte nella sala 39, provenienti dal deposito votivo del santuario di Portonaccio a Veio. Si tratta di figure maschili e femminili offerte alla dea Menerva – identificata con la greca Atena – divinità oracolare e protettrice dei fanciulli.

Statua fittile di fanciullo con la bulla,  410-390 a.C., Veio, Santuario di Portonaccio

Statua fittile di fanciullo con la bulla, 410-390 a.C., Veio, Santuario di Portonaccio

Le statue, insieme agli altri oggetti votivi in ceramica e bronzo ed anche in materiale prezioso, come gemme e avorio, conservati nelle vetrine adiacenti, venivano dedicate alla dea in occasione dei riti di passaggio all’età adulta.

Nelle società antiche, e in particolare in Etruria, questo momento rappresentava una tappa fondamentale nella vita dell’individuo: segnava l’abbandono dei simboli dell’infanzia, come la bulla, che veniva consacrata alla divinità, e l’assunzione di quelli distintivi dell’età adulta. Analogamente, Bajani racconta un distacco necessario, maturato al termine di un intenso e sofferto percorso interiore. Solo recidendo il legame con il passato – “erigendo un muro inespugnabile”, anzi “mettendo un oceano in mezzo” – egli ha potuto costruire un’identità autonoma. Non si tratta di una celebrazione tradizionale, ma di un vero e proprio rito di rinascita: una palingenesi che segna l’inizio di una nuova e più consapevole stagione della vita, tanto da spingerlo ad affermare, senza esitazione, “sono stati i dieci anni migliori della mia vita”.

testo di Mariacristina Masci

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