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Libri Stregati 2025

Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia

di Michele Ruol

Sala 20, Collezione Gorga, Anfora protogeometrica
ETRU image

 

Michele Ruol , Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia, Terrarossa Edizioni

46. Vipera che si morde la coda, disegno a china

“Madre non sapeva come dirlo altrimenti.
Tu credi che ci sia qualcosa dopo la morte?
La risposta era arrivata una paio di giorni dopo
Come rompi tu il ghiaccio, nessun'altro.
E' importante.
Io credo che tutto ricominci, che ogni fine è un inizio, come un cerchio.

Guarda, mi sono fatta questo.
Aveva caricato una foto della nuca con i capelli raccolti: c’era un tatuaggio sul collo, la pelle ancora arrossata.
Ti piace?
Molto.
L’ho fatto ispirandomi al tuo.

Madre aveva preso il raccoglitore blu e l’aveva sfogliato finchè non l’aveva trovato: il disegno a china di un serpente che si morde la coda”. (p.103)

Anfora attica con decorazione protogeometrica, VIII sec. a.C., Collezione Gorga

Anfora attica con decorazione protogeometrica, VIII sec. a.C., Collezione Gorga

Il vaso che avete davanti, un’hydria prodotta ad Atene, non è un semplice contenitore per l’acqua, è un oggetto prezioso e particolare, legato al mondo dei morti più che alla vita quotidiana: venne probabilmente realizzato per contenere le ceneri di un defunto o magari per segnalarne la tomba dall’esterno, come fosse una stele o una lapide.

Sul collo un corteo di fanciulle che si tengono per mano, stringendo palmette e corone di fiori, celebra la vittoria del defunto sulla morte; tra di loro piccole svastiche, come raggi solari, portano luce e il senso di un infinito moto circolare, perché la vita non finisce ma continua in un indefinito aldilà; sul corpo guerrieri, carri in sfilata, cervi pascenti e decorazioni geometriche che riempiono l’intera superficie del vaso. Ciò che però lega questo splendido oggetto alla sfera funeraria in maniera ancora più stringente è la presenza dei serpenti, ben 5: sull’orlo, sul collo, su ognuna delle 3 anse. I dettagli sono dipinti ma i serpenti sono in rilievo, per rendere la loro presenza ancora più evidente, letteralmente tangibile.

Nel mondo classico il serpente ha un forte valore apotropaico, di difesa dalla cattiva sorte; è simbolo di guarigione sul bastone di Asclepio, dio della medicina; è legato alla terra in quanto essere ‘strisciante’ e a ciò che essa contiene, anche il mondo dei morti: protegge il ‘suo’ defunto e, cambiando pelle, si rigenera, auspicando una nuova vita nell’aldilà, dando alla fine un nuovo inizio e conforto per chi resta.

Nel racconto di Michele Ruol, quando Madre aveva per caso scoperto il serpente tatuato sul fianco di Minore era andata su tutte le furie. Aveva avviato la terribile macchina delle punizioni coinvolgendo anche Maggiore, bollato d’ufficio come omertoso complice. Ma non aveva mai pensato a cosa rappresentasse quel tatuaggio, a quale significato potesse avere se non dopo la tragica morte di entrambi i figli, quando, quasi casualmente (e in incognito), aveva incominciato a chattare con quell’amica sconosciuta di Minore. Allora aveva capito tante cose, anche perché quel giorno aveva saltato il pranzo facendola arrabbiare tantissimo. 
“Tu credi che ci sia qualcosa dopo la morte?” 
Madre aveva ricevuto più di una semplice risposta. Ogni fine è un inizio, un ciclo continuo e infinito, come quel serpente che si morde la coda, scomparso insieme al figlio ma sopravvissuto nel disegno a china da lui stesso realizzato. La foresta brucia, tutto è andato perduto, ma dalle ceneri qualcosa può rinascere.

testo di Stefania de Majo

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