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Etru a Casa - Throwback Thursday

130 anni dall'inizio degli scavi di Narce

21 Maggio 2020

di Alessia Argento

Il nostro appuntamento del giovedì con l'album dei ricordi di Villa Giulia è dedicato alle celebrazioni per i 130 anni dall'inizio degli scavi di Narce promosse dal Museo Archeologico Virtuale di Narce - MAVNA (Mazzano Romano, Roma).

Pianta di Narce (A. Cozza), Archivio fotografico ETRU, foto inv. 11613

Pianta di Narce (A. Cozza), Archivio fotografico ETRU, foto inv. 11613

Sono trascorsi 130 anni dalla scoperta dell’antica città di Narce, ubicata tra le odierne cittadine di Calcata e Mazzano Romano, nota per essere, insieme a Falerii Veteres (Civita Castellana), il più importante centro del territorio occupato dai Falisci, popolazione diversa per etnia e lingua dalle genti vicine (Etruschi, Sabini, Latini).
Risalgono al 1890 le ricerche sistematiche di Narce, nonostante la scoperta fosse avvenuta almeno sette anni prima nell’ambito del grande progetto di redazione della “Carta Archeologica d’Italia”, ideato e avviato dai più valenti archeologi del tempo: F. Barnabei, G.F. Gamurrini A. Cozza, A. Pasqui, R. Mengarelli.

Mappa Necropoli Monti Cerreto (A. Cozza, A. Pasqui). Archivio disegni di Villa Giulia.

Mappa Necropoli Monti Cerreto (A. Cozza, A. Pasqui). Archivio disegni di Villa Giulia.

In quegli anni furono condotti ricognizioni e scavi sul territorio dell’agro falisco e, allo stesso tempo, si procedette all’esposizione dei materiali che poterono essere acquistati dallo Stato nel Museo di Villa Giulia, che al tempo veniva chiamato “Museo falisco” o “Museo topografico delle antichità preromane del territorio falisco”.

A distanza di tre anni dalla nascita dell’istituzione fu inaugurata, nel 1892, la sezione di Narce, collocata al primo piano dell’emiciclo, dove rimase fino al secondo conflitto mondiale.

Non disponiamo di fotografie che illustrino gli scavi e i lavori di quel periodo, ma possediamo mappe e rilievi realizzati per la redazione della Carta Archeologica. La pianta disegnata da Adolfo Cozza, su rilievo del poco più che ventenne disegnatore Enrico Stefani, mostra la valle del fiume Treja, principale affluente del #Tevere, le tre alture - Narce, Pizzo Piede e Monte Li Santi - su cui dovevano estendersi gli abitati che formavano la città e i sepolcreti che si distribuivano sulle pendici prospicienti gli abitati. Su un’altra pianta, accuratamente colorata ad acquerello, sono riportate le necropoli di Monte Cerreto e di Monti Li Croci e gruppi sparsi di tombe.

Gli scavi furono portati avanti, a più riprese, fino ai primi anni del ’900. Dopo di allora, fu Raniero Mengarelli, nel 1933, a condurre indagini sistematiche sul pianoro di Pizzo Piede, documentando, attraverso la fotografia, i lavori, il paesaggio e i resti antichi che affioravano pochi centimetri sotto il piano di campagna: un piccolo santuario urbano, tracce delle mura di difesa della città, la via lastricata d’accesso all’abitato, pozzi e alcune evidenze funerarie.

 

Scavi Mengarelli a Pizzo Piede. Archivio fotografico ETRU, foto inv. 6490, 6491, 6496, 6500, 6503.

 

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