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Etru a Casa - Ritorno ai classici

Oggetti di lusso scambiati tra capi e “aristoi”

12 Giugno 2020

di Antonietta Simonelli

«Guarda…il lampeggiare del bronzo nella sala sonora e l’oro e l’elettro e l’argento e l’avorio! Così fatta…sarà la corte di Zeus, tanto è infinita questa ricchezza» (Odissea, IV, vv. 71-75: trad. R. Calzecchi Onesti).

Calderone d’argento dorato con sei protomi di serpente, Tomba Bernardini.

Calderone d’argento dorato con sei protomi di serpente, Tomba Bernardini.

Con queste parole Telemaco, giunto alla corte di Menelao in cerca di notizie del padre, esprime all’amico Antiloco tutto il suo stupore. Il re di Sparta, marito della bellissima Elena, per cui divampò la guerra di Troia, ha sentito e risponde al figlio di Odisseo di aver raccolto tutte quelle ricchezze da Cipro, dalla Fenicia e dall’Egitto durante il suo lungo viaggio di ritorno. E quando al momento della partenza Menelao vuole donare al giovane tre cavalli e un carro e Telemaco rifiuta, perché inadatti a un’isola impervia come Itaca, il re sceglie per lui un solo “keimelion”, un unico oggetto, il più prezioso, un cratere di argento con intarsi in oro, opera di Efesto, donatogli in segno di ospitalità da Fèdimo, re della citta fenicia di Sidone (Odissea, IV, vv. 589-619).

Coppa “fenicia” d'argento dorato con fregi di tori e di cavalli, Tomba Bernardini.

Coppa “fenicia” d'argento dorato con fregi di tori e di cavalli, Tomba Bernardini.

Anche il cratere di argento sbalzato, che “per bellezza vinceva ogni altro su tutta la terra”, messo in palio da Achille come premio per il vincitore nella gara di corsa durante i giochi in onore di Patroclo viene dalla Fenicia (Iliade, XXIII, vv. 740-747).

Tanti altri ancora sono nei poemi omerici, gli “agalmata”, gli oggetti di lusso scambiati tra capi e “aristoi”, oggetti sorprendentemente simili a quelli rinvenuti nelle “tombe principesche” del VII secolo a. C., come la Bernardini e la Barberini, conservati oggi a Villa Poniatowski.

Patera “fenicia” d'argento dorato con due fregi concentrici e medaglione centrale, Tomba Bernardini.

Patera “fenicia” d'argento dorato con due fregi concentrici e medaglione centrale, Tomba Bernardini.

Esse condividono con i poemi omerici l’orizzonte temporale e culturale, come per primo notò l’archeologo tedesco W. Helbig dando inizio a una lunga tradizione di studi.

Basti pensare alle straordinarie coppe in argento dorato ritrovate nella tomba Bernardini (675 a. C. circa) di produzione cipriota o fenicia, decorate a sbalzo con sequenze di animali e cavalieri o con scene di caccia.

Tra i doni con cui i Feaci onorano Odisseo, accanto alla spada di bronzo con elsa in argento e fodero di avorio, spicca il dono del re Alcinoo, una coppa d’oro (Odissea, VIII, vv. 430-432), a cui facilmente possiamo avvicinare la “kotyle” d’oro della Bernardini, in cui la forma di un vaso d’argilla, usato dai Greci nel simposio, è riprodotta nel materiale più prezioso.
 

Kotyle d'oro con anse sormontate da quattro piccole sfingi, Tomba Bernardini.

Kotyle d'oro con anse sormontate da quattro piccole sfingi, Tomba Bernardini.

Dobbiamo immaginare che questi oggetti siano arrivati nelle tombe dei signori di Praeneste seguendo percorsi diversi e non sempre lineari, come frutto di scambi commerciali o bottino di guerra, come doni ospitali o premi nelle gare atletiche. Spesso hanno origine divina o vengono da lontano, opera di artigiani d’Oriente, hanno quasi sempre una lunga storia alle spalle, sono potenti “vettori di memoria”.

Tutti questi straordinari oggetti li ritroverete in esposizione alla mostra "Gli Etruschi e il Mann" che si inaugura oggi al Museo Archeologico di Napoli.

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