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Etru a Casa - Cerveteri e Pyrgi

Oggetti per la filatura

2 Maggio 2020

di Laura D'Erme

Avete provato il nostro gioco delle associazioni?
Fra gli oggetti antichi da abbinare abbiamo scelto dei rocchetti per il filo. Reperti che, assieme a conocchie, fuseruole e fusi contraddistingono in Etruria le tombe femminili a partire dalla fine dell’età del bronzo (X sec. a.C.).

Rocchetti, necropoli di Poggio dell'Asino, Cerveteri, X sec. a.C.

Rocchetti, necropoli di Poggio dell'Asino, Cerveteri, X sec. a.C.

Le attività legate alla filatura e alla tessitura sono state i principali lavori femminili nel mondo antico. Come sappiamo, in Omero non sono solo le ancelle ad occuparsene, ma anche principesse e regine e tutti ricordiamo Penelope e la sua tela.

La fase iniziale del ciclo tessile è costituita dalla filatura, che trasforma la fibra grezza, di origine animale o vegetale, torcendola fino a produrre fili.

ETRU image

Tra le tecniche più diffuse di filatura vi è quella con fuso sospeso (cioè con fuseruola).

Il fuso era costituito anch’esso da un’asticella provvista, in corrispondenza dell’estremità superiore, di un ingrossamento o di un intaglio al quale veniva fissato il lucignolo (lo stoppino). All’altro capo era infilata, come contrappeso, una fuseruola la cui funzione era quella di un volano, cioè di prolungare e rendere regolare e continuo il movimento rotatorio impresso alla bacchetta dalle mani, che consentiva di produrre un filo uniforme. Le fuseruole, realizzate spesso in argilla, potevano avere forma diversa (sferica, troncoconica, conica, ecc.).

Studi recenti hanno dimostrato che le caratteristiche del filo dipendono dalla durata di rotazione della bacchetta e dalla frequenza di rotazione della fuseruola: i filati più sottili sono prodotti da una rotazione più veloce delle fuseruole, contraddistinte in questo caso da dimensioni ridotte, mentre i filati più grossi dipendono da una rotazione più lenta del fuso ottenuta con fuseruole di peso e dimensioni maggiori.

Alla filatura è legata però più di una superstizione, sopravvissuta anche nella fiabe tradizionali, come la bella che cade addormentata dopo essersi punta con un fuso. Ricordate?

In età romana si credeva che le donne che camminavano in campagna con un fuso potevano compromettere la produzione agricola e ce lo racconta proprio Plinio il Vecchio, lo scrittore latino e naturalista del I sec. d.C., che nella sua Naturalis historia (libro 28, 28) riporta: “Una legge rurale nella maggior parte delle campagne italiane, vieta alle donne, quando camminano lungo i sentieri, di filare o di portare i fusi completamente scoperti perchè questo gesto andrebbe contro ogni buona prospettiva soprattutto per il raccolto”.

 

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