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Etru a Casa - Agro Falisco e Capenate

Rhyton a forma di astragalo

16 Giugno 2020

di Alessia Argento

Dalla ricca tomba 16 della necropoli di Celle proviene, insieme ad altri vasi di fattura pregiata, un rhyton, contenitore per bere vino nell’ambito di cerimonie quali il simposio o le libagioni.

Rhyton a forma di astragalo, Tomba 16, Necropoli di Celle, Falerii Veteres, Sala 34. Archivio fotografico ETRU, inv. 866.

Rhyton a forma di astragalo, Tomba 16, Necropoli di Celle, Falerii Veteres, Sala 34. Archivio fotografico ETRU, inv. 866.

Il vaso, di produzione attica a figure rosse, si data al 480-470 a.C. ed è di poco più recente rispetto al rhyton a forma di testa di cane attribuito al Pittore di Brygos, rinvenuto nella stessa tomba. Riproduce la forma ingrandita di un astragalo, un osso naturale del tarso posteriore di capre o montoni, di cui gli antichi si servivano per una sorta di gioco di dadi diffuso sia tra i bambini sia tra gli adulti.

Le pareti, pur sottilissime, sono state modellate in maniera tale da rappresentare tutte le sporgenze e la rientranze della superficie dell’osso animale e decorate con ornati floreali.

Rhyton a forma di astragalo, Tomba 16, Necropoli di Celle, Falerii Veteres, Sala 34. Archivio fotografico ETRU, inv. 866.

Rhyton a forma di astragalo, Tomba 16, Necropoli di Celle, Falerii Veteres, Sala 34. Archivio fotografico ETRU, inv. 866.

Sulla parte superiore vi sono dipinti Eros che vola con in mano dei rami e un leone, al di sotto del quale è riportata l’iscrizione “Timarchos kalos”, che secondo George Dennis (1814-1898) starebbe a indicare che il vaso fosse un regalo a un giovane con quel nome. E’ qui presente un foro dal quale si doveva bere, anche se è stato espresso il dubbio che l’oggetto fosse una scatola per astragali.

In uno dei fianchi, una Vittoria dispiega le sue ali e tiene nelle mani dei tralci. Sul lato opposto è presente l’iscrizione “Syriskos epoiesen”, che ci restituisce il nome dell’autore del vaso, probabilmente un immigrato dalla Siria ad Atene.

La rappresentazione inedita delle tre figure – Eros, la Vittoria e il Leone - sopra di un vaso ha indotto gli studiosi a pensare a una possibile figurazione simbolica del concetto dell’amore che vince sulla forza.

Questo gioiello della ceramica ateniese ha un unico riscontro in un vaso simile, ornato anch’esso con figure femminili sospese nell’aria, ma molto più piccolo, trovato ad Egina e conservato al British Museum.

Il gioco degli astragali, che prevedeva il lancio di quattro astragali su una “tabula aleatoria”, fu forse inventato dai Lidi (Erodoto, I, 94; Ateneo, p. 19, A), ma si diffuse tra i Greci sin dall’epoca omerica (Omero, Iliade, XXIII, 83-88). Oltre che in osso, potevano essere plasmati con materiali diversi, talvolta preziosi, e indossati come talismani. Ne sono stati rinvenuti in contesti sacri, perché largamente utilizzati nei riti di divinazione (astragalomanteia), e nelle necropoli, dove assumevano forse un significato simbolico legato alla sorte e alla morte prematura.

 

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