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Etru a Casa - Agro Falisco e Capenate

Piatto di Capena

25 Aprile 2020

di Alessia Argento

Il famoso piatto di Capena appartiene a una classe di vasi a vernice nera con decorazione dipinta chiamati pocola. Alcuni esemplari recano, infatti, l’iscrizione del nome di una divinità, cui il vaso doveva essere dedicato, seguito dalla parola pocolom, vaso destinato all’offerta di vino nelle libagioni. Il piatto è verniciato di nero e decorato, al suo interno, con linee e motivi di rosette e foglie d’edera, suddipinti in bianco, giallo e rosso.

Piatto di Capena, necropoli delle Macchie, tomba 233, 280-260 a.C.

Piatto di Capena, necropoli delle Macchie, tomba 233, 280-260 a.C.

Il medaglione centrale mostra un’elefantessa, seguita dal piccolo che allaccia la proboscide alla sua coda. L’elefante più grande presenta una bardatura da combattimento: sul dorso, sopra una gualdrappa, è montata, retta da cinghie che si allacciano al corpo, una torretta merlata, occupata da due arcieri pronti a colpire con armi da gittata gli avversari; sulla nuca è seduto un conduttore che pungola l’animale.

Il piatto fa riferimento, come ci confermano le fonti, a fatti storici realmente accaduti, ovvero alle campagne di Pirro in terra italica. Nel 280 a.C., i Tarentini avevano chiamato in aiuto contro i romani Pirro, re dell’Epiro, uno dei generali più famosi del tempo, che sbarcò in Lucania portando con sé mercenari e circa venti elefanti indiani, animali fino ad allora sconosciuti in occidente, che i Romani appellarono “buoi lucani”.

Gli elefanti ebbero un ruolo fondamentale nella battaglia di Eraclea, vinta da Pirro (280 a.C.); in tale occasione, infatti, persero la vita migliaia di soldati romani, a causa dello scompiglio creato nelle loro fila dagli sconosciuti pachidermi. La vittoria di Pirro fu, tuttavia, controbilanciata dalle gravi perdite arrecate al suo esercito da alcuni elefanti imbizzarriti.

Nelle battaglie successive, i Romani escogitarono alcune tecniche anti-elefante: frecce incendiarie, fossati, piattaforme semoventi, fino a quando, nel 275 a.C., sotto il comando di Manio Curio Dentato ebbero la meglio sull’esercito epirota presso Maleventum, che fu da allora ribattezzata con il nome di Beneventum. Otto elefanti furono catturati e quattro portati a Roma in trionfo.

 

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