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Etru a Casa - Agro Falisco e Capenate

Cratere dell’Aurora

20 Dicembre 2020


di Alessia Argento

Cratere dell’Aurora, Civita Castellana, Necropoli di Colonnette, tomba 4 (CXV), Pittore dell’Aurora. 360-340 a.C., inv. 2491.

Cratere dell’Aurora, Civita Castellana, Necropoli di Colonnette, tomba 4 (CXV), Pittore dell’Aurora. 360-340 a.C., inv. 2491.

Nella prima metà del IV secolo a.C., Falerii (attuale Civita Castellana) è uno dei più importanti centri della ceramografia italica. Si è ipotizzato che tale produzione sia iniziata con l’immigrazione di ceramisti attici e che, successivamente, siano sorte fabbriche di artisti locali.

Capolavoro delle ceramiche falische è, per la sua potenza espressiva, il monumentale cratere dell’Aurora (alt. cm 59), realizzato nella tecnica a figure rosse suddipinte in bianco e in giallo e destinato a contenere la miscela di acqua e vino da servire nei banchetti.
E’ stato rinvenuto nella necropoli di Colonnette, in una tomba con sei nicchie alle pareti, insieme a un contenitore per liquidi (stamnos), attribuibile allo stesso pittore, e ad altri elementi di corredo.

Su un lato del vaso è dipinta la quadriga dell’Aurora, che dal mare - rappresentato da un ippocampo, da un delfino e da una pistrice (mostro marino con coda di serpente) - sale verso il cielo, dove volano due anatre. La dea è nuda, con il mantello svolazzante, mentre abbraccia un giovane, identificabile con Kephalos, da lei amato e rapito. Davanti alla quadriga, una figura alata, forse Eros, volge lo sguardo verso la coppia.

Cratere dell’Aurora, Civita Castellana, Necropoli di Colonnette, tomba 4 (CXV), Pittore dell’Aurora. 360-340 a.C., inv. 2491.

Cratere dell’Aurora, Civita Castellana, Necropoli di Colonnette, tomba 4 (CXV), Pittore dell’Aurora. 360-340 a.C., inv. 2491.

Sul lato opposto è raffigurato un altro famoso ratto: in questo caso è un uomo, il giovane Peleo, a rapire una donna, la dea Teti, mentre è intenta a fare il bagno. La dea è afferrata per la vita dal rapitore, mentre le ancelle, una con una cassetta e l’altra con un flabello, fuggono spaventate.

Nell’impeto del rapimento, la cista rappresentata in basso a sinistra e contenente due balsamari si apre e si rovescia. In alto a destra, dentro una nuvola, sono rappresentate due canne, da cui sgorga l’acqua per il bagno della dea.

Sul collo, dove sono presenti quattro tipi di ornato, si sviluppa una scena in cui un toro viene assalito da due grifoni. Ai lati degli attacchi delle anse alla spalla vi sono due coppie di protomi di cerbiatto.

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