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i capolavori del museo

Lamine d’oro da Pyrgi

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È rarissimo trovare testi bilingui che comprendano anche l’etrusco; la scoperta delle lamine d’oro è stata di straordinaria importanza per migliorare la comprensione della lingua etrusca. 

Nel Museo sono conservate tre importanti lamine d’oro, su cui si trovano tre brevi testi scritti in lingue non più parlate: due in lingua etrusca, la terza in fenicio. 
 
Sono in perfette condizioni pur avendo più di 2500 anni perché per proteggerle sono state sepolte con grande cura sotto terra, dopo essere state arrotolate su se stesse. 
 
Alcuni chiodi d’oro, rinvenuti con le lamine, servivano probabilmente a fissarle allo stipite di una porta come dimostra la presenza su di esse di alcuni fori.

Le tre lamine vennero ritrovate in una custodia, ripiegate su se stesse e nascoste. Hanno restituito due testi incisi in etrusco e uno in fenicio, la lingua della città di Cartagine e delle sue colonie.
 
Pochi decenni prima della scrittura di queste lamine gli abitanti di Focea, città sulle coste dell’attuale Turchia, in fuga dai Persiani si erano scontrati con la flotta congiunta di Cartaginesi ed Etruschi presso Aleria, in Corsica.  

Erodoto racconta che i Focesi vinsero, ma rimasero talmente in pochi che dovettero riparare in Campania, dove dopo varie peripezie fondarono la città di Velia. Cartaginesi ed Etruschi si divisero il controllo del Tirreno e queste lamine bilingui sono una conferma storica dei loro stretti rapporti.

Vista lateriale del Sarcofago degli Sposi

Risalgono alla fine del VI secolo a.C. e, tra le iscrizioni, sono considerate la più antica fonte storica diretta dell'Italia preromana.

Le Lamine di Pyrgi per l'imperfetta corrispondenza di contenuto tra i testi etruschi e quello fenicio e per la lunghezza decisamente inferiore degli stessi non sono comparabili alla famosa Stele di Rosetta, che ha permesso la quasi totale decifrazione dei geroglifici egizi, ma hanno comunque contribuito a migliorare la comprensione della lingua etrusca.

La scoperta delle lamine di Pyrgi, avvenuta l’8 luglio del 1964, è una delle pagine più significative dell’archeologia italiana del ‘900 e si deve a Massimo Pallottino, fondatore della moderna Etruscologia.
 
Dalla lettura delle lamine risulta che Thefarie Velianas, designato nel testo fenicio come il re di Caere, dedica un "luogo sacro" alla dea Astarte, Uni per gli Etruschi.
 
Sul piano storico la dedica in fenicio da parte di Thefarie costituisce testimonianza diretta della stretta alleanza che legava Etruschi e Cartaginesi dal tempo della battaglia di Aleria  (540 a.C. ca.), coincidente con la grande espansione di Cartagine nel Mediterraneo. 

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